domenica 2 agosto 2009

SAN FRANCISCO



















San Francisco, 01/08/2009, Tommaso Mazzocchi

Terzo giorno. Sono partito lo scorso 28/07 alla volta di San Francisco dopo diversi ripensamenti sul da farsi, dopo molte mete anglofone scelte e poi scartate, sulla base di ragionamenti poco razionali che si basavano essenzialmente su sensazioni positive riguardo a questo lato dell’America, ho rotto le incertezze e ho deciso: San Francisco!
Caro Fede, questo diario è dedicato soprattutto a te, la tua mancanza servirà per lo meno a pareggiare il bilancio: Tommi – Argentina, Fede – California.
Nonostante mi trovi a viaggiare da solo non sono spaventato, sono anzi incuriosito da cosa uscirà da questa vacanza in solitaria…strumento utile per approfondire la conoscenza di se stessi, o almeno spero… San Francisco sotto determinati aspetti non da l’impressione di trovarsi negli Stati Uniti, per lo meno quelli che conosco io. La città presenta estensioni limitate rispetto agli standard americani, ogni meta è raggiungibile a piedi senza grandi problemi (se non il Sali-Scendi tipico delle strade), una bicicletta leverebbe addirittura ogni pensiero…devo avere una bicicletta! Ne ho noleggiata una per spostarmi da SF alla Marin Country, dall’altra parte del Golden Gate Bridge, dove si viene proiettati all’interno di una dimensione completamente inattesa, bucolica, incontaminata. Improvvisamente grandi salite, vento, nebbia, freddo, scogliere a strapiombo sul mare e colline verdi per chilometri e chilometri, pochi i villaggi: Sunsalito, Tiburon, San Rafael,…
Arrivo ormai a sera in un ostello nel bel mezzo del nulla, trovato per caso quando ormai stavo per perdere ogni speranza, dopo aver ottenuto indicazioni stradali da parte di un’apparizione celestiale che aveva le sembianze di una bellissima ragazza bionda dagli occhi celesti e il sorriso accattivante, uscita all’improvviso dalla nebbia e dal silenzio con scarpe e pantaloni da jogging per mettermi sulla retta via.
I gestori dell’ostello - ex caserma militare, per non tradire le aspettative del viaggiatore solitario che bussa alla loro porta sul far della notte affamato e infreddolito dopo ore passate a spingere sui pedali, hanno pensato bene di mantenere l’ambiente spartano e privo di confort. Bagni e camerate con finestre lasciate rigorosamente aperte, docce gelate e cucina comune. Mi unisco ad un gruppo di corridori che avevano scelto questo posto "abbandonato dal Signore" come ritiro di allenamenti, per un’invitante cena a base di pasta che sembra cibo per conigli e barrette energetiche comprate alla reception dell’ostello, le loro scorte erano invece molto più assortite, questo il motivo principale della grande amicizia dimostratagli!
La notte fuori era molto fredda, bella la sensazione di leggere davanti alla stufa accesa sprofondato nel divano prima di andare a dormire.
Il giorno dopo ancora bici, salite, discese, sentieri sterrati e foschia che si apre solo nel primo pomeriggio sul bellissimo panorama della baia di San Francisco: dalla costa riconosco perfettamente il Golden Gate e il Bay Bridge, i palazzoni del Financial District nonché Alcatraz e Angel Island.
Mi addormento al sole dopo aver pranzato, vengo svegliato dalla sirena del traghetto che mi riporterà in città … in attesa di una sistemazione definitiva trovo posto solo in un ostello nei pressi di Union Square, uno di quelli che ogni volta dico "mai più" e ogni volta ci ricasco, uno di quelli per intenderci dove c’è odore di muffa, la moquette che si appiccica ai piedi, almeno 3 coreani per stanza e la fila davanti al bagno per pisciare.
Consegno la bici, recupero la valigia lasciata sotto la scrivania di Mike per due giorni (insegnante della scuola che frequenterò a partire da lunedì), prenoto l’ostello, doccia veloce e sono ancora per strada: Lombard Street, Columbus Aw, North Beach (Little Italy), China Town…mille città in una, mille facce diverse, mille lingue, dialetti, accenti. Bella la sensazione!